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I Carnival of Fools sono stati uno dei miei amori di gioventù. Nel 1991 andai in treno da Reggio Calabria a Milano per intervistare Joe, il loro cantante che all'epoca lavorava presso il celebre negozio di dischi Zabriskie Point.
Quell'intervista venne pubblicata su "Urlo", il bimestrale di rock italiano per cui scrivevo all'epoca.
Molti anni dopo ho pensato che fosse giunto il momento che i dischi dei Carnival of Fools, da tempo fuori catalogo, venissero ristampati.
Ho così contattato Joe (che oggi tutti conoscono con il suo nome di battesimo, Mauro Ermanno Giovanardi, e la sua band La Crus) e gli ho proposto la cosa.
Lo stesso ho fatto con gli amici di Area Pirata.
Entrambe le parti hanno accettato con entusiasmo e dopo due anni di lavoro siamo ora fieri di presentarvi "Complete Discography 1989 - 1993", un doppio CD che racchiude tutte le registrazioni pubblicate dalla formazione milanese: il mini-LP "Blues Get Off My Shoulder", i due album "Religious Folk" e "Toward The Lighted Town" e i vari pezzi sparsi su compilation dell'epoca.
Di seguito le mie note di copertina. Potete ordinare Complete Discography 1989 - 1993 direttamente dal sito di Area Pirata a questo link
Nella Milano da bere degli anni Ottanta, con il Partito Socialista al comando tra potere esibito e mazzette nascoste, non tutto scintilla di soldi, di aperitivi, di edonismo sfrenato, di feste mondane, di moda e cocaina. L’underground cittadino ribolle di vitalità contrapponendosi al modello imperante attraverso la formidabile spinta creativa di un manipolo di giovani musicisti, artisti, grafici, disegnatori, agitatori culturali. È in questo straordinario milieu socio-culturale che nascono i Carnival of Fools. Mauro Ermanno Giovanardi, per tutti Joe, è un personaggio conosciuto in città. All’inizio del decennio ha fondato gli Unknown Scream, è stato poi cantante e performer dei 2+2=5, più avanti leader dei Superlovers e dei Sir Chimes & The Lovers, formazione – quest’ultima - che in parte sfocerà nella prima line-up dei Carnival of Fools, nome “rubato” a un verso di Witt, una poesia di Patti Smith tratta dall’omonimo volume del 1973:
carnival of fools. of the seduced and the discarded
il carnevale dei pazzi, dei sedotti e degli abbandonati
Joe è innamorato della poesia e della musica di Patti Smith, al pari delle torride sonorità del rock australiano dell’epoca, e vuole unire il suo amore per la poesia e per il rock urbano più oscuro in un nuovo progetto personale a cui darà, per l’appunto, il nome di Carnival of Fools.
Nel 1989, con una line-up volutamente variabile, prende forma il primo disco, un mini-album di sette canzoni che si intitola “Blues Get Off My Shoulder” ed esce per la neonata etichetta Vox Pop di Milano.
È un lavoro ricco di chiaroscuri, notturno ed emozionante, con la voce di Joe che si inarca sulle note di un piano ipnotico (The Stranger), emerge da un tappeto sonoro minimale (la superlativa With My Blood (You’re Painting Your Lips)), si impossessa del demone blues di Janis Joplin nella struggente cover di Summertime, mette a nudo i tormenti del cuore in SheHellShell. Con una formazione a quattro (Joe, voce; Max Donna, batteria; Andrea Viotti, chitarra; Jörg Gunter, basso), i Carnival of Fools portano in tour i brani del primo disco e scrivono la maggior parte del secondo, l’LP “Religious Folk” che uscirà nel 1992.
Durante le session di registrazione le tensioni interne raggiungono il parossismo e la band implode. Tutto rimane in stand-by per qualche mese fino a quando Joe decide comunque di pubblicare l’album. Per completarlo chiama Maurizio Raspante al basso e Luca Talamazzi alla chitarra ed esponenti di punta della scena underground milanese tra cui Manuel Agnelli degli Afterhours, Talia dei Ritmo Tribale, Stefano Concobeach dei Pow. Forse anche per questo si tratta di un disco cangiante, pieno di umori diversi, intriso di malsana elettricità blues, stralunato, delirante e sbilenco come un freakshow. La critica non può che confermare i giudizi estremamente positivi espressi in precedenza.
Un anno dopo vede la luce “Towards The Lighted Town”, terzo e ultimo disco in studio firmato da Joe con Maurizio e Luca, che avevano già suonato in qualche brano di “Religious Folk”, e Mox Cristadoro alla batteria, tre musicisti che più avanti daranno vita ai Santa Sangre.
“Towards The Lighted Town” prende il titolo da un brano del disco precedente, quasi a sottolinearne la diretta discendenza, ma è un lavoro più organico e notturno. Forse il più maturo dei tre, come lascia subito intuire l’iniziale Not The Same, satura di elettricità e tensione. Non c’è un brano fuori posto, un episodio che ne smorzi la forza emotiva e anche l’inaspettata Fly di Nick Drake si incastra perfettamente nel canovaccio del disco.
Nell’arco della loro attività i Carnival of Fools suonano con Hugo Race & The True Spirit, vanno in tour con i loro idoli Beasts of Bourbon e, nel 1994, sono chiamati da Mick Harvey in persona ad aprire il concerto milanese di Nick Cave & The Bad Seeds. Sembra essere il momento più alto del gruppo, invece è il canto del cigno. Da lì a poco la formazione si scioglie, mentre Joe sceglie di cantare in italiano e dà vita ai La Crus, imprimendo così una svolta decisiva alla sua carriera.
I Carnival of Fools rimangono una delle migliori espressioni del rock indipendente italiano del periodo. Come disse Kim Salmon dei Beasts of Bourbon dopo averli visti dal vivo, «fossero stati una band australiana avrebbero avuto una grande visibilità e risonanza internazionale». Restano, invece, uno dei segreti meglio nascosti del nostro underground ed è un piacere poter riascoltare oggi tutto quello che il gruppo incise in quei cinque frenetici anni vissuti a tutta velocità.
Play it loud!